1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione
17 parte: Borghesia, popolo, poveri, mendicanti, ladri e viziosi
18 parte: Le feste e i giochi d’azzardo
19 parte: La giornata lavorativa
20 parte: Le arti
21 parte: Commercio, industrie e banche
22 parte: I salari
23: Il clero
24: Le chiese, i conventi, gli ordini
25: Ordini e confraternite
26:Il culto, la predicazione, le processioni e il pellegrinaggio
27: La religione e la superstizione
Ordini e confraternite
Con molta probabilità l’ordine dei francescani risale al soggiorno del Santo a Firenze nel 1211, sposava la povertà e l’austerità, l’obbligo di non portare armi e di non prestare giuramento al podestà. Nel 1326 all’ordine fu riconosciuta l’esenzione delle imposte comunali. Avevano come nomignolo i “pinzocheri”, soprannome attribuito loro dalla tonaca di tessuto grigio grezza che indossavano. Soccorrevano infermi, indigenti e distribuivano la carità ai poveri.
Le “pinzochere” di Santa Croce appariranno più tardi e saranno una comunità esclusivamente femminile. Umiliata di Cerchi apparteneva alle pinzochere, morì nel 1246 e fu sepolta a Santa Croce. Si dice che sulla sua tomba si verificarono numerosi miracoli. Nonostante tutto vi era una distinzione tra le stesse pinzochere, quelle figlie del popolo e povere, quelle della piccola borghesia e quelle che appartenevano all’aristocrazia e alla grande borghesia affaristica. Quest’ ordine non poté che non decadere nel tempo allontanandosi dalla regole di San Francesco.
Anche i domenicani avevano delle associazioni di penitenti come i francescani, anche loro chiamati i pinzocheri. Portavano un mantello nero da cui deriva il nome di mantellate o di vestite di Santa Maria Novella. Ogni confraternita doveva ubbidire a delle leggi canoniche, fondata da un vescovo erano erano però associazioni di laici ed un ottimo espediente della chiesa per attirare a sé il popolo di Dio. Fondamentalmente gli appartenenti dovevano condurre una vita rispettando i precetti religiosi, tra cui la preghiera, la devozione verso i santi e la partecipazione ai culti. Interessarsi ai fratelli sfortunati, agli indigenti, ai poveri, ai prigionieri, ai militari, ai malati e ai moribondi. Spesso si incaricavano di pagare i funerali e le messe per la pace delle anime di questi poveri defunti ed erano impegnati nel lottare e nel contrastare l’eresia.
Una delle più importanti confraternite è quella della Vergine, fondata nel 1244, il suo fondatore era Pietro da Verona e che diverrà in seguito martire. La confraternita venne incorporata poi nei domenicani di Santa Maria Novella, con il nome di società della fede, o compagnia di Nostra Signora. Gestiva l’ospedale di Fonteviva e poi quello di Bigallo, da non confondere con quella di Santa Maria del Fiore (loggia di Bigallo) che invece apparteneva alla confraternita della Misericordia.
La prima confraternita francescana risale al 1290, conosciuta come compagnia di laudesi di Santa Croce o dello stendardo, compagnia di Santa Reparata o societas laudensium Mariae virginis, o compagnia di San Zanobi.
Vennero poi fondate altri due compagni delle laudi: San Lorenzo e San Marco, che accoglievano solo donne.
La confraternita più potente era quella di Or San Michele, quella della famosa loggia di Arnolfo di Cambio, destinata al mercato del grano e dedicata a San Michele. Una confraternita laica che non possedeva alcun bene, riconosciuta dal vescovo e da tutta la borghesia affaristica, godeva di indulgenze e privilegi, aveva come sindaci e procuratori solo ed esclusivamente guelfi, fedeli alla democrazia e al governo. Nel 1348 poteva vantare di aver ricevuto lasciti pari a 350.000 fiorini d’oro, una vera e propria potenza finanziaria. Soccorreva i poveri, soprattutto quelli di famiglie agiate decadute, ma anche tutti gli indigenti, che durante i periodi di carestia potevano contare su questa Opera, che arrivava a soccorrere fino a 7.000 persone nei periodi più difficili. Grazie ad elargizioni di denaro e di alimenti e mettendo a disposizione i propri alloggi presso il suo ospedale di Montelupo, nella propria sede, o nei propri alberghi.