1 parte: prologo
2 parte: Le abitazioni, i mobili e le differenze tra case povere e ricche
3 parte: Abbigliamento
4 parte: L’alimentazione
5 parte: Il tempo
6 parte: Nascita e matrimonio
7 parte: La morte
8 parte: La famiglia e le donne
9 parte: Serve, illegittimi, donne e concubine
10 parte: Firenze la città
11 parte: Le strade e la vita in esse
12 parte: L’Arno i suoi ponti e la statua di Marte
13 parte: Istituzioni e finanze
14 parte: La giustizia
15 parte: Esercito e polizia
16 parte: Aumento della popolazione
17 parte: Borghesia, popolo, poveri, mendicanti, ladri e viziosi
18 parte: Le feste e i giochi d’azzardo
19 parte: La giornata lavorativa
20 parte: Le arti
21 parte: Commercio, industrie e banche
22 parte: I salari
23 Il clero
24 Le chiese, i conventi, gli ordini
25 Ordini e confraternite
26 Il culto, la predicazione, le processioni e il pellegrinaggio
27 La religione e la superstizione
28 Gli ebrei
29 Gli eretici
30 La scuola
31 L’università
32 La medicina
33 La matematica
34 Teatro
35 Ritorno al futuro

La medicina

Spesso i medici in questo periodo sono dei ciarlatani, fingono di avere delle conoscenze mediche, ma in realtà abusano solo della credulità popolare.

Decotti, erbe, sistemi drastici o al contrario troppo poco incisivi vengono somministrati ai pazienti. Ma la medicina, quella scientifica, insegnata nei grandi centri dell’occidente, è una cosa seria.

La scuola di Salerno è tra le più prestigiose, ma ce ne sono anche altre. Quella di Montpilier per esempio, è la più frequentata dai fiorentini.

È del 1316 il primo trattato di anatomia occidentale, scritto da Mondino dei Luzzi, di fatto però non aggiunge nulla di nuovo a quello che già diceva Guglielmo da Saliceto sul suo trattato del 1270. Saliceto aveva introdotto l’uso del bisturi in sostituzione del ferro rovente! Sono della fine del XII secolo Ruggero da Salerno e Rolando da Parma, il primo con il suo trattato ‘Practica chirurgica‘, il secondo, suo successore, in grado di usare un trapano per la chirurgia cranica.

All’epoca si sapevano ridurre le fratture, arrestare emorragie, operare ernie o contenerle con bendaggi, trapanare crani, ricucire nervi recisi ed operare il cancro. L’anestesia si praticava servendosi di miscugli a base di oppio, giusquiamo e mandragola. Considerando che la chiesa vietava la dissezione dei cadaveri per lo studio dell’anatomia, questa veniva però praticata clandestinamente dai laici.

Le piante erano la base per le medicine dell’epoca, quando non si seguiva il metodo ippocratico, ovvero tenere il malato a letto ed aspettare il decorso naturale della malattia. Tra le piante più usate: menta, papavero, giusquiamo, finocchio, aloe, ma vi erano anche medicinali di origine minerale a base di: allume, salnitro, canfora, arsenico, zolfo, mercurio e antimonio.

Poco poteva la medicina di fronte alla lebbra, alla peste e alla tubercolosi, limitata anche di fronte ad ulcere, tumori, cancri, alle malformazioni e alle malattie nervose. La lebbra era una malattia piuttosto temuta a quei tempi, tanto che Dante la infligge nel suo Inferno ai falsari, ai quali la malattia divora la pelle. Ai tempi di Dante esistono circa 19.000 lebbrosari.

Per ciò che concerne le malattie nervose come per esempio la follia, Dante è piuttosto tollerante. Nel medioevo si hanno per questa categoria di malati sentimenti contrastanti: simpatia, pietà, ma anche incomprensione e intolleranza che può sfociare nella violenza nei confronti di questi disgraziati, che, a volte se sono fortunati, vengono affidati alle cure dei preti, che li trattano amorevolmente, o gli somministrano degli esorcismi.

La prova che Dante sia tollerante è che sia nel Purgatorio, che nell’ Inferno, non vi inserisce nessun folle.

I medici di Firenze si erano formati quasi tutti a Bologna, erano riuniti sotto un’Arte che comprendeva anche gli speziali e i merciai. Nel 1339 se ne contano una sessantina compresi i chirurghi, solitamente erano ben remunerati. Il più celebre è Taddeo Alderotti, percepiva onorari piuttosto alti, tra i suoi clienti vi erano ricchi, benestanti e papi, ma dai suoi pazienti poveri non pretendeva nulla.

Il medico ha diritto al titolo di Ser, Messer o di Dominus, che hanno in comune con i notai. Indossa un abito come quello dei giudici, con un ampio mantello che arriva fino ai piedi orlato di pelliccia di vaio. In testa indossa una berretta rossa.

Dante ne rimprovera alcuni per aver guadagnato troppo, Franco Sacchetti ne parla nelle sue novelle, il Boccaccio non li ha in grande stima, così come il Petrarca.

Di fatto alcuni medici fiorentini furono molto famosi all’estero, fra questi Aldobrandino, molto conosciuto a Parigi durante la metà del XIII secolo per un suo trattato di medicina che, aveva scritto in francese e che ebbe una notevole diffusione.

La medicina di questi medici è praticata con molta serietà ma non è esente da errori.

I fiorentini del tempo di Dante conoscevano le virtù delle acque termali e per curarsi frequentavano molti di questi siti sparsi per la Toscana come: Petriolo, Macereto, Vignone, Casciana, Porretta, Montecatini e altri.

Firenze aveva degli ottimi ospedali, circa una trentina nel 1339 con più di 1000 letti. Tra i più antichi quello di San Giovanni Evangelista sulla piazza del battistero, dedicato ai poveri e ai pellegrini, fondato agli inizi del XI secolo. Fu poi demolito nel 1296 quando Dante faceva parte del Consiglio dei Cento per poterne costruire uno più capiente, poco più distante.

Il più celebre era quello di Santa Maria Nuova, fondato nel 1286 dal ricco banchiere Folco Portinari, il padre di Beatrice. Aveva all’inizio solo 12 letti, suddiviso in due ali, una riservata agli uomini, l’altra alle donne. La sua fama era talmente diffusa che nel XVI secolo re Edoardo VIII d’Inghilterra, lo prese a modello per costruirne uno uguale a Londra. All’epoca ogni letto ospitava due malati, solo i malati gravi ne avevano uno tutto per loro. Sappiamo che nell’ospedale di Santa Maria Nuova il vitto fosse abbondante, equilibrato, vario e che l’ambiente rispettasse rigide norme igieniche, ma questa non era la norma nel medioevo.

Ma la sanità nel medioevo non era pubblica, erano i cittadini e i religiosi ad impegnarsi per tutelare la salute, sono gli ordini religiosi che costruiscono gli ospedali e li gestiscono. Sono quindi legati a donazioni e a testamenti, fondamentali per il mantenimento di queste opere.

Per la tutela dei malati si offrivano gli adepti dell’ordine Ospitaliero di Santo Spirito, i quali si offrivano a Dio, allo Spirito Santo, alla beata Maria, ma soprattutto agli infermi come fossero loro servi, ritenendo i poveri malati dell’ospedale una manifestazione di Cristo.

Riccardo Massaro
Viaggio indietro nel tempo nella Firenze di Dante, parte 32

Un pensiero su “Viaggio indietro nel tempo nella Firenze di Dante, parte 32

  • 16 Marzo 2021 alle 11:19
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    Tutto sommato Firenze si occupava molti dei malati. È chiaro che i mezzi per curare erano limitati e i ciarlatani erano favoriti, forse dal popolo più infinita te. Mi sorprende come Dante fosse all’ avanguardia nel l’aver inserito la follia fra le malattie. Un grande salto in avanti !

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